N° 62

 

PECCATO MORTALE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            L’inferno si scatena sul campus dell’università di Harvard quando una navicella con le insegne del Teschio Rosso inizia prima a sparare piccoli missili e poi scariche di mitraglia. Mentre studenti professori e guardie del campus sono falciati dai colpi o corrono disordinatamente cercando riparo, la responsabile di tutto questo, Sin, la figlia del Teschio Rosso, ride mentre tra i riflessi delle fiamme degli incendi sembra una divinità della distruzione.

 

Facciamo un passo indietro ed andiamo nella base navale più grande di tutti gli Stati Uniti a Norfolk in Virginia e precisamente nell’alloggio del Tenente di Marina Franklin Mills ex Navy SEAL, un uomo che ha passato momenti duri e che sta cercando faticosamente di rimettere insieme i cocci della sua vita… a proposito dei quali, la donna che si presenta alla sua porta gli fa fare un tuffo al cuore.

-Ciao Frank, posso entrare?- chiede il Maggiore dei Marines Elizabeth Mary Mace abbozzando un sorriso.

-Ma certo.- replica lui un po’ confuso e lasciandola passare –Che posso fare per te, Liz?-

            Liz Mace ha un attimo di esitazione prima di rispondere:

-Sto conducendo un’inchiesta e mi servirebbero delle precisazioni da te sui tuoi movimenti delle ultime settimane.-

-Oh.- in quella singola sillaba è evidentissima la delusione di Mills, che poi aggiunge –Fammi pure tutte le domande che vuoi.-

            Prima che Liz possa iniziare il suo cellulare squilla. Per un attimo la ragazza è tentata di non rispondere, specie quando riconosce il numero sul display: 19895124. Con un sospiro preme il pulsante verde ed ode una voce di donna che le dice.

<<Riconosce la mia voce… Capitan America?>>

-Perfettamente.- replica lei gelida –Che cosa vuole stavolta?-

<<C’è un’emergenza di Tipo S per cui è richiesta la sua presenza operativa. Le dirò di più di persona.>>

            Emergenza di Tipo S, il codice dello S.H.I.E.L.D. per le attività del Teschio Rosso ed ora anche di sua figlia Sin. È tornata a farsi viva dopo aver sottratto il cadavere del padre oppure, Dio non volesse, il Teschio è tornato in vita? In ogni caso, non ci sono alternative per lei.

-Dove ci incontriamo?- chiede

<<Si faccia trovare in costume davanti a cancelli della base tra venti minuti. Ai suoi bagagli penseremo noi.>>

-Ci sarò.-

 

-Continueremo in un altro momento Frank, adesso ho impegni urgenti di lavoro che mi reclamano… ma tornerò.-

-Ci conto Liz, ci conto.- risponde Mills.

            Pochi minuti dopo Capitan America è in piedi davanti all’ingresso della base. Davanti a lei si ferma una Porsche Carrera blu, il portello dal lato del passeggero si apre ed una voce femminile la invita a salire.

            Cap sale e si sistema la cintura di sicurezza mentre dice alla donna bionda alla guida.

-Piacere di rivederla Comandante Brown. Le spiace spiegarmi in che guaio vuole spedirmi stavolta?-

            Laura Brown, ufficiale dello S.H.I.E.L.D., abbozza un sorriso mentre l’auto comincia a decollare in assetto verticale e risponde:

-Un commando guidato da Sin e Crossbones ha assalito l’università di Harvard circa un’ora fa. Non ci sono dubbi sull’identificazione -

-Harvard?- esclama Cap –Ma è dove…-

-Dove suo padre insegna e sua sorella studia. Non è un caso, ne sono consapevole Ho inviato un’unità d’intervento appena l’ho saputo. Tranquilla, però, loro non sono al corrente del perché Sin sta attaccando Harvard, questo è un segreto che teniamo ben sicuro. In più abbiamo allertato altri alleati.-

-Avete anche…?-

-Anche…?-

            Liz sta per chiedere se è stato avvertito anche Steve Rogers con il suo gruppo, ma non sa se Laura Brown sia al corrente dell’esistenza di questa unità segreta dipendente direttamente da Nick Fury e dopo un’esitazione decide di lasciar perdere.

-Nulla, nulla. Quando arriveremo a Harvard?-

-Molto presto, tranquilla.-

            Facile a dirsi, pensa Capitan America, ma non a farsi quando sono i suoi cari ad essere minacciati da una pazza psicopatica.

 

            Falcon guarda la donna seduta su una poltrona del salotto del suo appartamento e che l’ha appena salutato:

-Ciao Sam.-

            Indossa la tuta dello S.H.I.E.L.D. ma con le spalle nude ed uno scollo sul petto. Ha i capelli corvini con una ciocca bianca ed un ciuffo ribelle.

-Contessa!.- esclama Sam Wilson –Che ci fai a casa mia non invitata?-

-Ed io che speravo che ti facesse piacere scoprire di essere atteso da una bella donna.- risponde la Contessa Valentina Allegra De La Fontaine, Vice Direttrice Esecutiva dello S.H.I.E.L.D. sorridendo ed accavallando le gambe.

-Se non fossi convinto che mi stai portando guai, potrei anche essere contento di rivederti.- replica Falcon –Che vuole da me lo S.H.I.E.L.D. stavolta?-

-La tua amica Capitan America ha bisogno di te contro la figlia del Teschio Rosso, ti basta?-

            Sam corruga la fronte e senza esitare risponde:

-Dimmi tutto.-

 

 

2.

 

 

Un tipico locale da studenti dove la ventenne Roberta Ann Mace, studentessa di Legge, lunghi capelli neri trattenuti a coda di cavallo, occhi azzurri e profondi, si sta rilassando con un frappè alla vaniglia, una bomba calorica, ma che può essere facilmente neutralizzata da un po’ di palestra e lei trascorre parecchie ore in palestra, come tutti i membri della sua famiglia del resto.

            Con la coda dell’occhio nota il ragazzo seduto vicino alla vetrina e che ogni tanto si volta a guardarla magari pensando di non essere notato. Bobbie sorride. Sarebbe anche un bel ragazzo: alto slanciato, magro ma dal fisico tonico, biondo e con il ciuffo ribelle. Peccato che non dimostri più di 17 anni, troppo giovane per lei. Ma non era il ragazzo che le aveva indicato la sua amica Callie l’altro giorno? Le ricorda un po’ suo fratello e subito un velo scuro cala sui suoi occhi. Come tutti in famiglia non ha ancora superato la scomparsa di Jeff e si chiede se mai ne sarà capace.

            Il sibilo attrae la sua attenzione e Bobbie alza gli occhi sbarrandoli davanti a quel che vede: un missile… ma non è possibile.

            Il ragazzo davanti a lei salta facilmente come se fosse senza peso e le piomba addosso facendola cadere dalla sedia. Le pare di vederlo muovere la mano sinistra come se gettasse qualcosa alle sue spalle, poi sente il rombo dell’esplosione.

            Non è morta, questo è il suo primo pensiero. Era convinta che un missile come quello avrebbe dovuto distruggere completamente l’edificio e invece…

            Il ragazzo è ancora sopra di lei e sorride imbarazzato.

-Scusa.- le dice –Ma ho dovuto agire in fretta.-

-Nessun problema… se ti sposti.- risponde lei.

Solo allora si rende conto che il locale è in rovina, ci sono macerie dovunque e si sentono i lamenti dei feriti.

-Avrei voluto fare di più ma sono riuscito solo a deviare di poco la traiettoria del missile.-

            Cos’ha detto il ragazzo? Che avrebbe fatto? Bobbie non ha tempo di pensarci perché nel locale entrano degli uomini armati e quello che ne sembra il capo indica Bobbie ed urla:

-È lei, prendetela.-

-E gli altri?- chiede uno degli uomini.

-Avete sentito la padrona: uccideteli tutti.-         

            Vogliono lei? Perché? Sulle divise c’è il simbolo del Teschio Rosso, una vendetta contro sua sorella, sanno chi è Capitan America allora.

-Costume.-

            La voce del ragazzo. Bobbie lo vede con indosso un costume attillato bianco e nero con una mascherina domino sul volto, non ha dubbi, però: è lui.

            Davanti ai suoi occhi i proiettili sparati dagli invasori cadono a terra.

-Un superumano.- urla qualcuno.

-Ma come siete intelligenti ad averlo capito.- replica lui.

            Punta verso di loro la mano destra e gli armati sono respinti oltre la soglia e contro un vicino edificio.

-Questo dovrebbe sistemarli almeno per un po’.- commenta –Ora pensiamo ai feriti.-

-Tu…- gli si rivolge Roberta sorpresa –Tu sei un supereroe?-

            Lui sorride.

-Mai stato bravo a mantenere i segreti, Puoi chiamarmi Zero-G… come Zero Gravità. Non è un gran nome, lo ammetto, ma avevo 13 anni quando l’ho scelto.-

-Io… ho letto di te: facevi parte di un gruppo di bambini che volevano fare i supereroi: il Power Pack.-

-Sai di noi? Notevole. Non sono in molti a conoscere il nostro nome di battaglia. Perché quei tizi ti volevano rapire?-

            Ah… non può dirgli che è la sorella dell’attuale Capitan America, non le resta che mentire:

-Non… non lo so… davvero… mi avranno scambiato per qualcun’altra.-

            Il ragazzo la guarda con aria scettica poi replica:

-Ok. Magari ne riparleremo,-

            La afferra per le ascelle e levita oltre il tetto distrutto.

-Una volta sapevo sollevarmi ma non ero capace di spostarmi, ora ho imparato.-

            La porta lontano e poi la depone vicino ad una quercia.

-Ora ti saluto.- le dice -Ho un po’ di cattivi da sistemare. Non è questo che fanno i supereroi dopotutto?-

            Senza perdere tempo vola via e lei si rende conto di non sapere nemmeno il suo vero nome.

 

            J. William Mace sta correndo. Il suo primo pensiero non è per la sua salvezza ma per quella di sua figlia Roberta. Deve rintracciarla a tutti i costi. Non può essere un caso se le milizie del Teschio Rosso stanno attaccando Harvard: sono lì per lui e Roberta questo è certo. Non sa come facciano a sapere la verità su Liz ma non ha importanza adesso.

            È ormai arrivato al dormitorio femminile dove risiede Bobbie, quando sente la voce:

-Bene bene… il pesce si presenta da solo per inghiottire l’amo.-

            Davanti a lui, assieme a diversi uomini armati, c’è una donna dai capelli rossi ed un costume attillato col simbolo del Teschio Rosso come fibbia della cintura.

-Tu…- esclama –Tu sei Sin.-

-Mi conosci? Sono lusingata. Anch’io ti conosco dottor Mace e sto considerando cosa fare di te: torturarti a lungo o mandarti subito a raggiungere tuo figlio. Un proiettile in fronte potrebbe un bel modo di risolvere subito la questione.-

-Fa pure del tuo peggio maledetta pazza.- replica Will –Non mi vedrai supplicare.-

-Ah che dimostrazione di coraggio.- replica Sin sogghignando -Credo che ti terrò in vita e ti farò guardare mentre torturerò le tue figlie, giusto per vedere se allora non supplicherai. Intanto, però, perché non spezzarti un ginocchio giusto per vedere quanto sai sopportare il dolore?-

            Prima che possa sparare uno scudo circolare rosso bianco e blu le colpisce la mano facendole saltare la pistola ed una voce femminile ben nota proclama:

-Non finché io sono qui.-

 

            Falcon vola verso la navicella di Sin ed evita agilmente le raffiche che gli sparano. Le ali costruite da Pantera Nera sono veramente eccellenti in queste situazioni.

            Immerso nelle sue riflessioni Sam Wilson non nota la figura che da un portello aperto gli salta addosso, non la nota, cioè, finché non è troppo tardi e Crossbones non gli è sopra praticamente a cavalcioni.

-Sorpresa, sorpresa.- dice tempestandolo di pugni.

-Idiota.- urla Falcon –Finirai per rovinare il…-

            Intendeva il meccanismo di volo ed è esattamente quel che accade: le alti scompaiono ed i due cominciano a precipitare.

            Per fortuna non sono troppo distanti dal suolo. Falcon si scrolla di dosso Crossbones e fa un paio di capriole per poi rannicchiarsi riuscendo a raggiungere il suolo senza danni.

            Un calcio in faccia lo raggiunge mentre sta cercando di rialzarsi.

-Sono contento che te la sei cavata anche tu.- dice Crossbones –Così posso romperti ogni osso io.-

            Falcon evita un altro calcio ed afferra la caviglia del suo avversario facendolo cadere a terra, poi si rialza con uno scatto e proclama:

-Il giorno che permetterò ad un imbecille come te di battermi sarò pronto per l’ospizio.-

-Prenota un posto allora.-

            Crossbones salta sferrando un calcio ma Falcon lo para facilmente.

-Kickboxing eh?- replica –Ho combattuto e vinto contro uno a confronto del quale sei solo un dilettante in questa disciplina, cocco[1] e tu non mi impressioni per niente.-

            Crossbones tenta un altro attacco ma Falcon respinge anche quello, poi passa all’attacco e colpisce senza pietà.

-Ti credi un duro non è vero?- schernisce il suo avversario –Pensi di essere chissà chi perché conosci le arti marziali e la lotta di strada… beh lascia che ti dica una cosa: quando ero un bambino a Harlem ne sapevo di più sulla violenza di quanto tu possa credere di poter imparare. I bulli come te mi fanno solo arrabbiare.-

            Mentre viene tempestato di pugni Crossbones comincia a pensare che forse ha sottovalutato il suo avversario.

 

 

 

3.

 

 

            Un luogo segreto, una sala in penombra ed un tavolo a cui siedono quattro uomini ed una donna. A capotavola un uomo il cui volto è coperto interamente da un cappuccio, chi lo conosce lo chiama Seminatore d’Odio e chi sa quale volto cela il cappuccio è decisamente preoccupato dalla sua esistenza. Alla sua destra siede un uomo calvo con un monocolo sull’occhio destro, è Wolfgang Von Strucker, il capo dell’Hydra. Alla sinistra siede lo Scienziato Supremo dell’A.I.M. ed accanto a lui un uomo con una lunga tunica rossa ed un cappuccio rosso con un numero 1 dipinto all’altezza della fronte. Accanto a Strucker siede una donna che indossa una guêpière violetta, calze a rete nere e stivali neri con tacchi a spillo. Sulla testa un copricapo simile a quello del Barone Zemo da cui scende una veletta che le copre completamente il volto. Il suo nome è Heike Zemo, vedova dell’apparentemente defunto[2] ultimo barone di quel nome, e si fa appropriatamente chiamare la Baronessa.

-Quello che ci ha riferito la Baronessa è molto grave.- sta dicendo il Seminatore d’Odio –Sin, la figlia del Teschio Rosso è diventata una scheggia impazzita e le sue azioni rischiano di portare indesiderata attenzione sulle nostre attività.-

-Concordo.- interviene lo Scienziato Supremo –Il Teschio è stato fin troppo indulgente con quella sgualdrina fuori di testa. Non è degna di stare nel suo consenso ed il suo attacco insensato a Harvard solo per perseguire una vendetta lo dimostra. Manca completamente di disciplina e delle capacità di un vero leader. Se le permetteremo di continuare, ci porterà al disastro.-

            Dagli altri viene un cenno d’assenso e il Seminatore d’Odio prosegue:

-Credo, dunque, che siamo tutti d’accordo sul fatto che Sin deve essere eliminata e la gestione dell’organizzazione del Teschio Rosso sia affidata alla Baronessa.-

            Quattro mani si alzano e sotto la sua veletta la Baronessa sorride.

 

            Joy Mercado sbatte gli occhi e si guarda intorno. Non riesce a crederci ma pare proprio che Ace sia riuscito a mettere in fuga il suo aggressore… ma per quanto?

-Miss Mercado, Miss Mercado.-

            Arrivano i rinforzi a quanto pare. Potevano essere più solerti pensa la giovane giornalista.

-Che diavolo è successo qui?- chiede l’agente speciale del F.B.S.A al comando della squadra.

-Non lo chieda a me.- replica con tono decisamente arrabbiato Joy –Quello che so è che sono stata rintracciata in questo posto, che secondo voi doveva essere sicuro, e che sarei morta con i vostri agenti se non c’era Ace. La vostra sicurezza fa schifo, ragion per cui ora me ne torno a casa e alla mia protezione ci penserà lui come sempre.-

-Non… non può farlo.-

-Oh sì che posso. Questo è sempre un paese libero, giusto?-

            L’agente scuote la testa.

-All’Agente Del Toro questo non piacerà.-

-Per usare una vecchia frase: francamente me ne infischio. Andiamo Ace, la via per New York è lunga.-

            Il misterioso uomo di origine portoricana fa un sogghigno all’indirizzo degli agenti e segue la sua compagna

 

            Boston, Massachusetts, quartiere di Beacon Hill. Dorothy Mace parcheggia nel vialetto davanti a casa e sta per scendere dalla sua auto quando tre uomini armati circondano rapidamente il veicolo. Dorothy osserva le bocche delle pistole che stanno per fare fuoco contro di lei e non ha nemmeno il tempo di chiedersi perché qualcuno la voglia morta che tre spari echeggiano in rapida successione.

            Dorothy vede cadere i tre uomini e subito dopo un uomo ed una donna vestiti con la classica uniforme dello S.H.I.E.L.D.

            Il ragazzo dai capelli rossi e le efelidi si presenta:

-Agente Timothy Dugan III e questa è la mia collega Melody Manelli.-

            La ragazza dai capelli neri fa un cenno di saluto.

 -Per sua fortuna siamo arrivati in tempo.- commenta Dugan –Non avrei voluto ucciderli ma non ci hanno lasciato scelta.-

-Voi sapevate che stavano per uccidermi?- chiede una stupita Dorothy.

-Sì signora, ci ha inviati qui per proteggerla il Comandante Laura Brown.-

-E sapete perché mi volevano morta?-

-No signora… non hanno ritenuto opportuno informarci.-

            Dorothy scuote la testa. Gli assalitori hanno sull’uniforme il simbolo del Teschio Rosso, quindi è chiaro che almeno chi li ha mandati sa della connessione della sua famiglia con Capitan America e probabilmente anche che l’attuale Cap è sua figlia Liz. Non può che sperare che per lei e per il resto dei suoi familiari le cose vadano bene.

 

 

4.

 

 

            Sin sogghigna come se fosse divertita.

-E così sei arrivata.- dice –Prima di quanto mi aspettassi, ma va bene lo stesso.-

            Capitan America afferra a mezz’aria lo scudo che ritorna da lei e replica:

-Lascia stare gli altri e vediamocela tra noi due, da donna a donna.-

-Certo… come no.-

            La sua mano destra si muove rapidissima ed una lama saetta nell’aria solo per infrangersi contro lo scudo di Cap che ribatte:

-Dovrai far di meglio di così.-

-Non ho bisogno di armi per darti quel che ti meriti.- urla la figlia del Teschio Rosso saltandole addosso –Ti ho già battuto due volte.-[3]

-Ma sempre per pura fortuna.- ribatte Liz mentre, approfittando del suo slancio la afferra e la fa volare sopra la sua testa –E mi sono sempre presa la rivincita.-

            Si rivolge al padre:

-Scappi...  Mr. Mace…ci sono agenti S.H.I.E.L.D. in arrivo che si occuperanno della sua protezione.-

-Ma tu…- ribatte Will Mace.

-Io me la so cavare e…-

-Attenta!-

            Sin le salta addosso e la trascina a terra.

-Scappa, maledizione!- urla Liz al padre e questi, dopo un attimo di esitazione corre via.

-Ma sì, scappa pure Dottor Mace, ti ritroverò dopo aver fatto a pezzi tua figlia.-

-Puoi provarci, ma non è detto che tu ci riesca.-

            Ancora una volta Cap la fa volare sopra la sua testa e poi si rimette in piedi. Il suo volto è stravolto dalla collera mentre tenta un altro assalto.

-Mio padre è morto per colpa tua maledetta…-

-Niente parolacce per favore.-

            Liz le sferra un pugno e poi un altro e un altro ancora.

-Non ho ucciso io tuo padre. Io l’avrei voluto vivo davanti a un tribunale.-

            Sin cade proprio vicino alla sua pistola e l’afferra.

-Ti ucciderò!- urla sparando.

-Sei davvero monotona.- ribatte Capitan America deviando le pallottole con lo scudo e disarmandola con un calcio –Vogliamo piantarla adesso?-

-Mai. Tu sei morta, mi hai capito? Morta!-

            Impossibile sperare che ascolti la ragione, si rende conto una volta di più Liz.

 

            Il Barone Strucker entra nel suo studio e viene salutato da un uomo che indossa la classica uniforme dell’Hydra con una maschera che gli copre interamente il volto e una mantella drappeggiata sulle spalle. Siede in una comoda poltrona ed ai suoi piedi è pigramente sdraiata una pantera: è l’Hydra Imperiale, il secondo in comando dell’organizzazione terroristica mondiale guidata dal nobile prussiano, ruolo un tempo ricoperto da Arnold Brown e fatto rivivere da Strucker per un uomo di cui lui solo conosce l’identità.

-Allora cos’hanno deciso?- gli chiede questi.

-Di eliminarla, naturalmente.- risponde Strucker prendendo una bottiglia da un mobile bar –Sin è una scheggia impazzita e non può essere lasciata libera di combinare disastri. L’esecuzione della sua eliminazione è stata affidata all’Hydra.-

-Vuoi che me ne occupi io? Dei dettagli, intendo.-

-Ovviamente sì.-

            Con calma Strucker riempie due bicchieri e ne porge uno al suo interlocutore.

-I Francesi sono un popolo decadente e vizioso.- dice con un sogghigno mentre sorseggia il liquido scuro –Ma non si può negare che il loro Cognac non sia ottimo.-

-Concordo.- conviene l’Hydra Imperiale mentre solleva la maschera per bere -Mi chiedevo se sia davvero indispensabile uccidere Sin. Da quel che so di lei, è particolarmente sensibile alle procedure di ricondizionamento mentale, quello che è brutalmente chiamato lavaggio del cervello. Prima di ucciderla potremmo provare a ricondizionarla. Una come lei potrebbe esserci molto utile come leale agente dell’Hydra e se fallissimo… beh nulla ci vieta di eliminarla allora. Naturalmente non è necessario che i nostri… alleati sappiano di questo cambio di programma.-

            Strucker ride mentre replica:

-Sapevo di aver avuto una buona idea a fare di te il mio secondo: ti stai davvero mostrando degno del nome che porti.-

            L’Hydra Imperiale sogghigna e ribatte:

-Questo per me è il miglior riconoscimento a cui potrei aspirare.-

 

            Nel complesso sistema sanitario americano se non si dispone di un’assicurazione è praticamente impossibile usufruire di molti servizi e la cura dei reietti della società è spesso lasciata alla buona volontà di associazioni umanitarie.

            Claire Temple potrebbe facilmente aprire un ambulatorio privato o strappare un ben pagato incarico in una clinica di sua scelta e invece ha deciso di servire la comunità in un piccolo ambulatorio medico finanziato da fondazioni benefiche con uno stipendio che le è appena sufficiente per sopravvivere ma non è pentita della sua scelta.

            Ha appena finito di ricucire una ferita di coltello ad una ragazza che si è rifiutata di dire qualunque cosa di sé, una delle tante che si trovano ancora agli angoli delle strade appena cala il tramonto. Le hanno cacciate da Times Square, ma finché ci sarà domanda di certi… servizi, quelle come lei continueranno ad esserci e ci sarà bisogno dell’intervento di quelle come Claire.

            La dottoressa di colore esce all’aperto a prendere una boccata d’aria e ne approfitta per riflettere sulla sua vita. Fisicamente è a posto, le ferite riportate nell’incidente stradale che l’ha quasi uccisa[4] sono guarite e dei suoi amici solo il suo collega e medico personale Noah Burstein e Sam Wilson hanno la possibilità di vedere le cicatrici. Dovrà rinunciare al bikini ma del resto è passata un’eternità da quando si è concessa l’ultima giornata in spiaggia e quindi non è molto importante, giusto?

            Quanto alle ferite dell’animo… quando era la donna di Luke Cage è stata spesso bersagliata da criminali più o meno bizzarramente vestiti. Si fa l’abitudine anche a quello.

            Vorrebbe, però, che Sam fosse con lei, ma ha avuto un impegno urgente altrove e lei non può pretendere che sia sempre a sua disposizione, specie ora che si è dato alla politica.

            Un gemito attrae la sua attenzione: un ragazzo sta arrivando barcollante verso di lei e ne sente a malapena la voce che dice:

-Aiuto.-

            Si ricomincia.

 

 

5.

 

 

            Nonostante abbia appena 18 anni Alex Power si può definire un veterano nel suo campo. Il tempo trascorso dal suo debutto lo ha reso decisamente più abile nell’uso dei suoi poteri e questo gli permette di sbarazzarsi abbastanza facilmente dei suoi avversari manipolando la gravità intorno a loro in vari modi. Di recente ha visto un video che mostrava un tizio di nome Graviton sollevare interi quartieri di Tokyo. Non è sicuro di essere capace di fare altrettanto ma uno dei motivi per cui si è iscritto al MIT è proprio per imparare come funzionano i suoi poteri e come usarli al meglio.

            Ha appena finito di mettere al tappeto l’ultimo degli sgherri armati che ecco avanzare una pattuglia di agenti S.H.I.E.L.D. guidati da un’avvenente donna bionda. Avrebbero fatto comodo mezz’ora fa ma va bene lo stesso.

            Fa per volare via quando la voce della donna lo ferma:

-Ehi tu, chiunque tu sia, non andartene.-

            Se Alex volesse farlo loro non potrebbero impedirglielo ma il ragazzo sceglie di fermarsi.

-Sono il Comandante Laura Brown.- si presenta la bionda, che è davvero una bella donna, pensa Alex, bel viso, occhi di un bel blu profondo e… -Mi hai sentito? Ti ho chiesto chi sei: un nuovo supereroe?-

            Alex interrompe il flusso dei suoi pensieri e risponde:

-Mi chiamo A…uh… Zero-G e non sono esattamente nuovo,-

-Zero-G? Ma che nome… aspetta non sarai mica quello del Power Pack? Certo che non sei più un bambino ormai… anzi ti sei fatto un bel ragazzo se posso dirlo.-

-Uh… grazie signora… credo.-

-Eh sì… sei proprio cresciuto… pure troppo direi… a meno che tu non abbia in tasca un cacciavite, parrebbe che tu sia davvero contento di vedermi.-

            Forse Alex non conosce la celebre battuta di Mae West parafrasata da Laura Brown ma di certo ne capisce il senso perché sotto la maschera diventa rosso in faccia come un peperone.

            Laura ride divertita.

-Tranquillo ragazzo, non è la prima volta che mi capita con voi dalle tutine attillate e vista l’età che hai sarebbe preoccupante se i tuoi ormoni non reagissero a dovere.-

-Se… se lo dice lei, signora.-

-Chiamami Comandante o Laura. Signora mi fa sentire troppo vecchia.- Laura si rivolge ai suoi uomini –Un paio di voi si occupi di questi idioti a terra. Gli altri con me a dare una mano a Capitan America.-

-Capitan America è qui?- esclama Alex.

-Sì… credo che lei e Falcon si stiano occupando dei capi di questa gentaglia: Sin e Crossbones.-

-Allora mi scusi ma devo andare ad aiutarli.-

            Zero-G prende il volo e Laura scrolla le spalle. Adolescenti, sempre troppo impetuosi.

 

            Falcon incalza Crossbones colpo su colpo ed alla fine questi cade senza più rialzarsi.

-Ti credevi un duro eh? Beh non lo eri abbastanza, pare.- commenta il supereroe di colore, poi si preoccupa del meccanismo che regola le sue ali. Forse il danno è poca cosa e può pensarci lui senza scomodare i tecnici wakandani o quelli di Tony Stark.

            In quel momento Crossbones si muove sferrandogli un calcio all’inguine.

-Forse io non sono abbastanza duro.- commenta rialzandosi –Ma di certo tu sei un ingenuo… negro.-

            E mentre Sam Wilson è piegato in due Crossbones lo colpisce senza pietà.

 

            Capitan America deve riconoscere una qualità a Sin: è ostinata. Le ha afferrato un piede e le ha fatto perdere l’equilibrio ed ora le si sta gettando addosso. Liz Mace non avrà nelle sue vene il siero del supersoldato ma è pur sempre un’atleta superbamente allenata e con una capriola ricade in piedi evitando l’assalto.

            Sin si rialza ed estrae un coltello avventandosi ancora contro la sua avversaria. Cap blocca il colpo con il suo scudo poi afferra il polso della figlia del Teschio Rosso e lo torce:

-Molla quel coltello.- intima.

-Mai!-

            Cap le sferra un pugno con la mano libera. Sin la farà sudare ma vedremo chi mollerà per prima.

            Improvvisamente una scarica di proiettili si abbatte accanto a loro. Istintivamente Liz alza gli occhi e vede sopra di lei delle navicelle verdi con il simbolo dell’Hydra sulla fiancata. Il tiro viene aggiustato. Cap respinge i colpi con lo scudo ma Sin viene centrata alla schiena e cade con un grido.

            Ma cosa sta succedendo?

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Già… cosa sta succedendo? Sin è stata scaricata dai vecchi alleati di suo padre, la Baronessa è pronta a prenderne il posto, il Barone Strucker ha una sua agenda personale e non è tutto: altre sorprese vi attendono in futuro. Nel frattempo un po’ di informazioni su questa storia.

1)    Alex Power è, assieme ai suoi fratelli Julie, Jack e Katie, è un personaggio creato da Louise Simonson & June Brigman per la serie Power Pack il cui primo numero era datato agosto 1984 (eh sì sono passati quasi trent’anni da allora). All’epoca Alex aveva dodici anni ed i suoi fratelli rispettivamente 10, 7 e 5 anni ed erano sicuramente il gruppo di supereroi più giovane mai visto sino ad allora. Oggi Alex ha 18 anni e lo vedremo spesso su queste pagine ma anche suo fratello e le sue sorelle stanno per ricomparire. State sintonizzati su Marvelit e ne saprete di più.

2)    Hydra Imperiale era il titolo che aveva Arnold Brown (che incidentalmente era anche il padre di Laura Brown) quando comandava l’Hydra all’epoca del suo primo scontro con lo S.H.I.E.L.D. e si credeva che ne fosse il numero uno. In seguito si scoprì che il vero capo dell’Hydra, con il titolo di Supremo Hydra, era il Barone Strucker e lui era solo il secondo in comando. Il titolo è da allora caduto in desuetudine. Io l’ho fatto rivivere per un personaggio la cui identità è destinata a rimanere segreta per un bel po’ e la cui importanza è destinata a crescere nel futuro.

Nel prossimo episodio: che intenzioni ha l’Hydra Imperiale? Che ne sarà di Sin e Crossbones? Questo è altro se avrete la bontà di seguirci ancora.

 

 

Carlo



[1] Allude a Batroc il Saltatore ovviamente

[2] In Vendicatori MIT #76.

[3] Nell’episodio #54 e su Vendicatori MIT #

[4] In Luke Cage MIT #10.