N° 62
1.
L’inferno si scatena sul campus
dell’università di Harvard quando una navicella con le insegne del Teschio
Rosso inizia prima a sparare piccoli missili e poi scariche di mitraglia.
Mentre studenti professori e guardie del campus sono falciati dai colpi o
corrono disordinatamente cercando riparo, la responsabile di tutto questo, Sin,
la figlia del Teschio Rosso, ride mentre tra i riflessi delle fiamme degli
incendi sembra una divinità della distruzione.
Facciamo un passo
indietro ed andiamo nella base navale più grande di tutti gli Stati Uniti a
Norfolk in Virginia e precisamente nell’alloggio del Tenente di Marina Franklin
Mills ex Navy SEAL, un uomo che ha passato momenti duri e che sta cercando
faticosamente di rimettere insieme i cocci della sua vita… a proposito dei
quali, la donna che si presenta alla sua porta gli fa fare un tuffo al cuore.
-Ciao Frank, posso entrare?- chiede il
Maggiore dei Marines Elizabeth Mary Mace abbozzando un sorriso.
-Ma certo.- replica lui un po’ confuso e
lasciandola passare –Che posso fare per te, Liz?-
Liz
Mace ha un attimo di esitazione prima di rispondere:
-Sto conducendo un’inchiesta e mi servirebbero
delle precisazioni da te sui tuoi movimenti delle ultime settimane.-
-Oh.- in quella singola sillaba è
evidentissima la delusione di Mills, che poi aggiunge –Fammi pure tutte le
domande che vuoi.-
Prima
che Liz possa iniziare il suo cellulare squilla. Per un attimo la ragazza è
tentata di non rispondere, specie quando riconosce il numero sul display:
19895124. Con un sospiro preme il pulsante verde ed ode una voce di donna che
le dice.
<<Riconosce la mia voce… Capitan
America?>>
-Perfettamente.- replica lei gelida –Che cosa
vuole stavolta?-
<<C’è un’emergenza di Tipo S per cui è
richiesta la sua presenza operativa. Le dirò di più di persona.>>
Emergenza
di Tipo S, il codice dello S.H.I.E.L.D. per le attività del Teschio Rosso ed
ora anche di sua figlia Sin. È tornata a farsi viva dopo aver sottratto il
cadavere del padre oppure, Dio non volesse, il Teschio è tornato in vita? In
ogni caso, non ci sono alternative per lei.
-Dove ci incontriamo?- chiede
<<Si faccia trovare in costume davanti a
cancelli della base tra venti minuti. Ai suoi bagagli penseremo noi.>>
-Ci sarò.-
-Continueremo in un altro momento Frank,
adesso ho impegni urgenti di lavoro che mi reclamano… ma tornerò.-
-Ci conto Liz, ci conto.- risponde Mills.
Pochi
minuti dopo Capitan America è in piedi davanti all’ingresso della base. Davanti
a lei si ferma una Porsche Carrera blu, il portello dal lato del passeggero si
apre ed una voce femminile la invita a salire.
Cap
sale e si sistema la cintura di sicurezza mentre dice alla donna bionda alla
guida.
-Piacere di rivederla Comandante Brown. Le
spiace spiegarmi in che guaio vuole spedirmi stavolta?-
Laura
Brown, ufficiale dello S.H.I.E.L.D., abbozza un sorriso mentre l’auto comincia
a decollare in assetto verticale e risponde:
-Un commando guidato da Sin e Crossbones ha
assalito l’università di Harvard circa un’ora fa. Non ci sono dubbi
sull’identificazione -
-Harvard?- esclama Cap –Ma è dove…-
-Dove suo padre insegna e sua sorella studia.
Non è un caso, ne sono consapevole Ho inviato un’unità d’intervento appena l’ho
saputo. Tranquilla, però, loro non sono al corrente del perché Sin sta
attaccando Harvard, questo è un segreto che teniamo ben sicuro. In più abbiamo
allertato altri alleati.-
-Avete anche…?-
-Anche…?-
Liz
sta per chiedere se è stato avvertito anche Steve Rogers con il suo gruppo, ma
non sa se Laura Brown sia al corrente dell’esistenza di questa unità segreta
dipendente direttamente da Nick Fury e dopo un’esitazione decide di lasciar
perdere.
-Nulla, nulla. Quando arriveremo a Harvard?-
-Molto presto, tranquilla.-
Facile
a dirsi, pensa Capitan America, ma non a farsi quando sono i suoi cari ad
essere minacciati da una pazza psicopatica.
Falcon
guarda la donna seduta su una poltrona del salotto del suo appartamento e che
l’ha appena salutato:
-Ciao Sam.-
Indossa
la tuta dello S.H.I.E.L.D. ma con le spalle nude ed uno scollo sul petto. Ha i
capelli corvini con una ciocca bianca ed un ciuffo ribelle.
-Contessa!.- esclama Sam Wilson –Che ci fai a
casa mia non invitata?-
-Ed io che speravo che ti facesse piacere
scoprire di essere atteso da una bella donna.- risponde la Contessa Valentina
Allegra De La Fontaine, Vice Direttrice Esecutiva dello S.H.I.E.L.D. sorridendo
ed accavallando le gambe.
-Se non fossi convinto che mi stai portando
guai, potrei anche essere contento di rivederti.- replica Falcon –Che vuole da
me lo S.H.I.E.L.D. stavolta?-
-La tua amica Capitan America ha bisogno di te
contro la figlia del Teschio Rosso, ti basta?-
Sam
corruga la fronte e senza esitare risponde:
-Dimmi tutto.-
2.
Un tipico locale da studenti
dove la ventenne Roberta Ann Mace, studentessa di Legge, lunghi capelli neri
trattenuti a coda di cavallo, occhi azzurri e profondi, si sta rilassando con
un frappè alla vaniglia, una bomba calorica, ma che può essere facilmente
neutralizzata da un po’ di palestra e lei trascorre parecchie ore in palestra,
come tutti i membri della sua famiglia del resto.
Con
la coda dell’occhio nota il ragazzo seduto vicino alla vetrina e che ogni tanto
si volta a guardarla magari pensando di non essere notato. Bobbie sorride.
Sarebbe anche un bel ragazzo: alto slanciato, magro ma dal fisico tonico,
biondo e con il ciuffo ribelle. Peccato che non dimostri più di 17 anni, troppo
giovane per lei. Ma non era il ragazzo che le aveva indicato la sua amica
Callie l’altro giorno? Le ricorda un po’ suo fratello e subito un velo scuro
cala sui suoi occhi. Come tutti in famiglia non ha ancora superato la scomparsa
di Jeff e si chiede se mai ne sarà capace.
Il
sibilo attrae la sua attenzione e Bobbie alza gli occhi sbarrandoli davanti a
quel che vede: un missile… ma non è possibile.
Il
ragazzo davanti a lei salta facilmente come se fosse senza peso e le piomba
addosso facendola cadere dalla sedia. Le pare di vederlo muovere la mano
sinistra come se gettasse qualcosa alle sue spalle, poi sente il rombo
dell’esplosione.
Non
è morta, questo è il suo primo pensiero. Era convinta che un missile come
quello avrebbe dovuto distruggere completamente l’edificio e invece…
Il
ragazzo è ancora sopra di lei e sorride imbarazzato.
-Scusa.- le dice –Ma ho dovuto agire in
fretta.-
-Nessun problema… se ti sposti.- risponde lei.
Solo allora si rende
conto che il locale è in rovina, ci sono macerie dovunque e si sentono i
lamenti dei feriti.
-Avrei voluto fare di più ma sono riuscito
solo a deviare di poco la traiettoria del missile.-
Cos’ha
detto il ragazzo? Che avrebbe fatto? Bobbie non ha tempo di pensarci perché nel
locale entrano degli uomini armati e quello che ne sembra il capo indica Bobbie
ed urla:
-È lei, prendetela.-
-E gli altri?- chiede uno degli uomini.
-Avete sentito la padrona: uccideteli tutti.-
Vogliono
lei? Perché? Sulle divise c’è il simbolo del Teschio Rosso, una vendetta contro
sua sorella, sanno chi è Capitan America allora.
-Costume.-
La
voce del ragazzo. Bobbie lo vede con indosso un costume attillato bianco e nero
con una mascherina domino sul volto, non ha dubbi, però: è lui.
Davanti
ai suoi occhi i proiettili sparati dagli invasori cadono a terra.
-Un superumano.- urla qualcuno.
-Ma come siete intelligenti ad averlo capito.-
replica lui.
Punta
verso di loro la mano destra e gli armati sono respinti oltre la soglia e
contro un vicino edificio.
-Questo dovrebbe sistemarli almeno per un
po’.- commenta –Ora pensiamo ai feriti.-
-Tu…- gli si rivolge Roberta sorpresa –Tu sei
un supereroe?-
Lui
sorride.
-Mai stato bravo a mantenere i segreti, Puoi
chiamarmi Zero-G… come Zero Gravità. Non è un gran nome, lo ammetto, ma avevo
13 anni quando l’ho scelto.-
-Io… ho letto di te: facevi parte di un gruppo
di bambini che volevano fare i supereroi: il Power Pack.-
-Sai di noi? Notevole. Non sono in molti a
conoscere il nostro nome di battaglia. Perché quei tizi ti volevano rapire?-
Ah…
non può dirgli che è la sorella dell’attuale Capitan America, non le resta che
mentire:
-Non… non lo so… davvero… mi avranno scambiato
per qualcun’altra.-
Il
ragazzo la guarda con aria scettica poi replica:
-Ok. Magari ne riparleremo,-
La
afferra per le ascelle e levita oltre il tetto distrutto.
-Una volta sapevo sollevarmi ma non ero capace
di spostarmi, ora ho imparato.-
La
porta lontano e poi la depone vicino ad una quercia.
-Ora ti saluto.- le dice -Ho un po’ di cattivi
da sistemare. Non è questo che fanno i supereroi dopotutto?-
Senza
perdere tempo vola via e lei si rende conto di non sapere nemmeno il suo vero
nome.
J.
William Mace sta correndo. Il suo primo pensiero non è per la sua salvezza ma
per quella di sua figlia Roberta. Deve rintracciarla a tutti i costi. Non può
essere un caso se le milizie del Teschio Rosso stanno attaccando Harvard: sono
lì per lui e Roberta questo è certo. Non sa come facciano a sapere la verità su
Liz ma non ha importanza adesso.
È
ormai arrivato al dormitorio femminile dove risiede Bobbie, quando sente la
voce:
-Bene bene… il pesce si presenta da solo per
inghiottire l’amo.-
Davanti
a lui, assieme a diversi uomini armati, c’è una donna dai capelli rossi ed un
costume attillato col simbolo del Teschio Rosso come fibbia della cintura.
-Tu…- esclama –Tu sei Sin.-
-Mi conosci? Sono lusingata. Anch’io ti
conosco dottor Mace e sto considerando cosa fare di te: torturarti a lungo o
mandarti subito a raggiungere tuo figlio. Un proiettile in fronte potrebbe un
bel modo di risolvere subito la questione.-
-Fa pure del tuo peggio maledetta pazza.-
replica Will –Non mi vedrai supplicare.-
-Ah che dimostrazione di coraggio.- replica
Sin sogghignando -Credo che ti terrò in vita e ti farò guardare mentre
torturerò le tue figlie, giusto per vedere se allora non supplicherai. Intanto,
però, perché non spezzarti un ginocchio giusto per vedere quanto sai sopportare
il dolore?-
Prima
che possa sparare uno scudo circolare rosso bianco e blu le colpisce la mano
facendole saltare la pistola ed una voce femminile ben nota proclama:
-Non finché io sono qui.-
Falcon
vola verso la navicella di Sin ed evita agilmente le raffiche che gli sparano.
Le ali costruite da Pantera Nera sono veramente eccellenti in queste
situazioni.
Immerso
nelle sue riflessioni Sam Wilson non nota la figura che da un portello aperto
gli salta addosso, non la nota, cioè, finché non è troppo tardi e Crossbones
non gli è sopra praticamente a cavalcioni.
-Sorpresa, sorpresa.- dice tempestandolo di
pugni.
-Idiota.- urla Falcon –Finirai per rovinare
il…-
Intendeva
il meccanismo di volo ed è esattamente quel che accade: le alti scompaiono ed i
due cominciano a precipitare.
Per
fortuna non sono troppo distanti dal suolo. Falcon si scrolla di dosso
Crossbones e fa un paio di capriole per poi rannicchiarsi riuscendo a
raggiungere il suolo senza danni.
Un
calcio in faccia lo raggiunge mentre sta cercando di rialzarsi.
-Sono contento che te la sei cavata anche tu.-
dice Crossbones –Così posso romperti ogni osso io.-
Falcon
evita un altro calcio ed afferra la caviglia del suo avversario facendolo
cadere a terra, poi si rialza con uno scatto e proclama:
-Il giorno che permetterò ad un imbecille come
te di battermi sarò pronto per l’ospizio.-
-Prenota un posto allora.-
Crossbones
salta sferrando un calcio ma Falcon lo para facilmente.
-Kickboxing eh?- replica –Ho combattuto e
vinto contro uno a confronto del quale sei solo un dilettante in questa
disciplina, cocco[1]
e tu non mi impressioni per niente.-
Crossbones
tenta un altro attacco ma Falcon respinge anche quello, poi passa all’attacco e
colpisce senza pietà.
-Ti credi un duro non è vero?- schernisce il
suo avversario –Pensi di essere chissà chi perché conosci le arti marziali e la
lotta di strada… beh lascia che ti dica una cosa: quando ero un bambino a
Harlem ne sapevo di più sulla violenza di quanto tu possa credere di poter
imparare. I bulli come te mi fanno solo arrabbiare.-
Mentre
viene tempestato di pugni Crossbones comincia a pensare che forse ha
sottovalutato il suo avversario.
3.
Un luogo segreto, una sala in penombra ed un tavolo a cui siedono quattro
uomini ed una donna. A capotavola un uomo il cui volto è coperto interamente da
un cappuccio, chi lo conosce lo chiama Seminatore d’Odio e chi sa quale volto
cela il cappuccio è decisamente preoccupato dalla sua esistenza. Alla sua
destra siede un uomo calvo con un monocolo sull’occhio destro, è Wolfgang Von
Strucker, il capo dell’Hydra. Alla sinistra siede lo Scienziato Supremo
dell’A.I.M. ed accanto a lui un uomo con una lunga tunica rossa ed un cappuccio
rosso con un numero 1 dipinto all’altezza della fronte. Accanto a Strucker
siede una donna che indossa una guêpière violetta, calze a rete
nere e stivali neri con tacchi a spillo. Sulla testa un copricapo simile a
quello del Barone Zemo da cui scende una veletta che le copre completamente il
volto. Il suo nome è Heike Zemo, vedova dell’apparentemente defunto[2]
ultimo barone di quel nome, e si fa appropriatamente chiamare la Baronessa.
-Quello che ci ha riferito la Baronessa è
molto grave.- sta dicendo il Seminatore d’Odio –Sin, la figlia del Teschio
Rosso è diventata una scheggia impazzita e le sue azioni rischiano di portare
indesiderata attenzione sulle nostre attività.-
-Concordo.- interviene lo Scienziato Supremo
–Il Teschio è stato fin troppo indulgente con quella sgualdrina fuori di testa.
Non è degna di stare nel suo consenso ed il suo attacco insensato a Harvard
solo per perseguire una vendetta lo dimostra. Manca completamente di disciplina
e delle capacità di un vero leader. Se le permetteremo di continuare, ci
porterà al disastro.-
Dagli
altri viene un cenno d’assenso e il Seminatore d’Odio prosegue:
-Credo, dunque, che siamo tutti d’accordo sul
fatto che Sin deve essere eliminata e la gestione dell’organizzazione del
Teschio Rosso sia affidata alla Baronessa.-
Quattro
mani si alzano e sotto la sua veletta la Baronessa sorride.
Joy
Mercado sbatte gli occhi e si guarda intorno. Non riesce a crederci ma pare
proprio che Ace sia riuscito a mettere in fuga il suo aggressore… ma per
quanto?
-Miss Mercado, Miss Mercado.-
Arrivano
i rinforzi a quanto pare. Potevano essere più solerti pensa la giovane
giornalista.
-Che diavolo è successo qui?- chiede l’agente
speciale del F.B.S.A al comando della squadra.
-Non lo chieda a me.- replica con tono
decisamente arrabbiato Joy –Quello che so è che sono stata rintracciata in
questo posto, che secondo voi doveva essere sicuro, e che sarei morta con i
vostri agenti se non c’era Ace. La vostra sicurezza fa schifo, ragion per cui
ora me ne torno a casa e alla mia protezione ci penserà lui come sempre.-
-Non… non può farlo.-
-Oh sì che posso. Questo è sempre un paese
libero, giusto?-
L’agente
scuote la testa.
-All’Agente Del Toro questo non piacerà.-
-Per usare una vecchia frase: francamente me
ne infischio. Andiamo Ace, la via per New York è lunga.-
Il
misterioso uomo di origine portoricana fa un sogghigno all’indirizzo degli
agenti e segue la sua compagna
Boston,
Massachusetts, quartiere di Beacon Hill. Dorothy Mace parcheggia nel vialetto
davanti a casa e sta per scendere dalla sua auto quando tre uomini armati
circondano rapidamente il veicolo. Dorothy osserva le bocche delle pistole che
stanno per fare fuoco contro di lei e non ha nemmeno il tempo di chiedersi
perché qualcuno la voglia morta che tre spari echeggiano in rapida successione.
Dorothy
vede cadere i tre uomini e subito dopo un uomo ed una donna vestiti con la
classica uniforme dello S.H.I.E.L.D.
Il
ragazzo dai capelli rossi e le efelidi si presenta:
-Agente Timothy Dugan III e questa è la mia
collega Melody Manelli.-
La
ragazza dai capelli neri fa un cenno di saluto.
-Per
sua fortuna siamo arrivati in tempo.- commenta Dugan –Non avrei voluto
ucciderli ma non ci hanno lasciato scelta.-
-Voi sapevate che stavano per uccidermi?-
chiede una stupita Dorothy.
-Sì signora, ci ha inviati qui per proteggerla
il Comandante Laura Brown.-
-E sapete perché mi volevano morta?-
-No signora… non hanno ritenuto opportuno
informarci.-
Dorothy
scuote la testa. Gli assalitori hanno sull’uniforme il simbolo del Teschio
Rosso, quindi è chiaro che almeno chi li ha mandati sa della connessione della
sua famiglia con Capitan America e probabilmente anche che l’attuale Cap è sua
figlia Liz. Non può che sperare che per lei e per il resto dei suoi familiari
le cose vadano bene.
4.
Sin sogghigna come se fosse divertita.
-E così sei arrivata.- dice –Prima di quanto
mi aspettassi, ma va bene lo stesso.-
Capitan
America afferra a mezz’aria lo scudo che ritorna da lei e replica:
-Lascia stare gli altri e vediamocela tra noi
due, da donna a donna.-
-Certo… come no.-
La
sua mano destra si muove rapidissima ed una lama saetta nell’aria solo per
infrangersi contro lo scudo di Cap che ribatte:
-Dovrai far di meglio di così.-
-Non ho bisogno di armi per darti quel che ti
meriti.- urla la figlia del Teschio Rosso saltandole addosso –Ti ho già battuto
due volte.-[3]
-Ma sempre per pura fortuna.- ribatte Liz
mentre, approfittando del suo slancio la afferra e la fa volare sopra la sua
testa –E mi sono sempre presa la rivincita.-
Si
rivolge al padre:
-Scappi...
Mr. Mace…ci sono agenti S.H.I.E.L.D. in arrivo che si occuperanno della
sua protezione.-
-Ma tu…- ribatte Will Mace.
-Io me la so cavare e…-
-Attenta!-
Sin
le salta addosso e la trascina a terra.
-Scappa, maledizione!- urla Liz al padre e
questi, dopo un attimo di esitazione corre via.
-Ma sì, scappa pure Dottor Mace, ti ritroverò
dopo aver fatto a pezzi tua figlia.-
-Puoi provarci, ma non è detto che tu ci riesca.-
Ancora
una volta Cap la fa volare sopra la sua testa e poi si rimette in piedi. Il suo
volto è stravolto dalla collera mentre tenta un altro assalto.
-Mio padre è morto per colpa tua maledetta…-
-Niente parolacce per favore.-
Liz
le sferra un pugno e poi un altro e un altro ancora.
-Non ho ucciso io tuo padre. Io l’avrei voluto
vivo davanti a un tribunale.-
Sin
cade proprio vicino alla sua pistola e l’afferra.
-Ti ucciderò!- urla sparando.
-Sei davvero monotona.- ribatte Capitan America
deviando le pallottole con lo scudo e disarmandola con un calcio –Vogliamo
piantarla adesso?-
-Mai. Tu sei morta, mi hai capito? Morta!-
Impossibile
sperare che ascolti la ragione, si rende conto una volta di più Liz.
Il
Barone Strucker entra nel suo studio e viene salutato da un uomo che indossa la
classica uniforme dell’Hydra con una maschera che gli copre interamente il
volto e una mantella drappeggiata sulle spalle. Siede in una comoda poltrona ed
ai suoi piedi è pigramente sdraiata una pantera: è l’Hydra Imperiale, il
secondo in comando dell’organizzazione terroristica mondiale guidata dal nobile
prussiano, ruolo un tempo ricoperto da Arnold Brown e fatto rivivere da
Strucker per un uomo di cui lui solo conosce l’identità.
-Allora cos’hanno deciso?- gli chiede questi.
-Di eliminarla, naturalmente.- risponde
Strucker prendendo una bottiglia da un mobile bar –Sin è una scheggia impazzita
e non può essere lasciata libera di combinare disastri. L’esecuzione della sua
eliminazione è stata affidata all’Hydra.-
-Vuoi che me ne occupi io? Dei dettagli,
intendo.-
-Ovviamente sì.-
Con
calma Strucker riempie due bicchieri e ne porge uno al suo interlocutore.
-I Francesi sono un popolo decadente e
vizioso.- dice con un sogghigno mentre sorseggia il liquido scuro –Ma non si
può negare che il loro Cognac non sia ottimo.-
-Concordo.- conviene l’Hydra Imperiale mentre
solleva la maschera per bere -Mi chiedevo se sia davvero indispensabile
uccidere Sin. Da quel che so di lei, è particolarmente sensibile alle procedure
di ricondizionamento mentale, quello che è brutalmente chiamato lavaggio del
cervello. Prima di ucciderla potremmo provare a ricondizionarla. Una come lei
potrebbe esserci molto utile come leale agente dell’Hydra e se fallissimo… beh
nulla ci vieta di eliminarla allora. Naturalmente non è necessario che i
nostri… alleati sappiano di questo cambio di programma.-
Strucker
ride mentre replica:
-Sapevo di aver avuto una buona idea a fare di
te il mio secondo: ti stai davvero mostrando degno del nome che porti.-
L’Hydra
Imperiale sogghigna e ribatte:
-Questo per me è il miglior riconoscimento a
cui potrei aspirare.-
Nel
complesso sistema sanitario americano se non si dispone di un’assicurazione è
praticamente impossibile usufruire di molti servizi e la cura dei reietti della
società è spesso lasciata alla buona volontà di associazioni umanitarie.
Claire
Temple potrebbe facilmente aprire un ambulatorio privato o strappare un ben
pagato incarico in una clinica di sua scelta e invece ha deciso di servire la
comunità in un piccolo ambulatorio medico finanziato da fondazioni benefiche
con uno stipendio che le è appena sufficiente per sopravvivere ma non è pentita
della sua scelta.
Ha
appena finito di ricucire una ferita di coltello ad una ragazza che si è rifiutata
di dire qualunque cosa di sé, una delle tante che si trovano ancora agli angoli
delle strade appena cala il tramonto. Le hanno cacciate da Times Square, ma
finché ci sarà domanda di certi… servizi, quelle come lei continueranno ad
esserci e ci sarà bisogno dell’intervento di quelle come Claire.
La
dottoressa di colore esce all’aperto a prendere una boccata d’aria e ne
approfitta per riflettere sulla sua vita. Fisicamente è a posto, le ferite
riportate nell’incidente stradale che l’ha quasi uccisa[4]
sono guarite e dei suoi amici solo il suo collega e medico personale Noah
Burstein e Sam Wilson hanno la possibilità di vedere le cicatrici. Dovrà
rinunciare al bikini ma del resto è passata un’eternità da quando si è concessa
l’ultima giornata in spiaggia e quindi non è molto importante, giusto?
Quanto
alle ferite dell’animo… quando era la donna di Luke Cage è stata spesso
bersagliata da criminali più o meno bizzarramente vestiti. Si fa l’abitudine
anche a quello.
Vorrebbe,
però, che Sam fosse con lei, ma ha avuto un impegno urgente altrove e lei non
può pretendere che sia sempre a sua disposizione, specie ora che si è dato alla
politica.
Un
gemito attrae la sua attenzione: un ragazzo sta arrivando barcollante verso di
lei e ne sente a malapena la voce che dice:
-Aiuto.-
Si
ricomincia.
5.
Nonostante abbia appena 18 anni Alex Power si può definire un veterano nel
suo campo. Il tempo trascorso dal suo debutto lo ha reso decisamente più abile
nell’uso dei suoi poteri e questo gli permette di sbarazzarsi abbastanza
facilmente dei suoi avversari manipolando la gravità intorno a loro in vari
modi. Di recente ha visto un video che mostrava un tizio di nome Graviton
sollevare interi quartieri di Tokyo. Non è sicuro di essere capace di fare
altrettanto ma uno dei motivi per cui si è iscritto al MIT è proprio per
imparare come funzionano i suoi poteri e come usarli al meglio.
Ha
appena finito di mettere al tappeto l’ultimo degli sgherri armati che ecco
avanzare una pattuglia di agenti S.H.I.E.L.D. guidati da un’avvenente donna
bionda. Avrebbero fatto comodo mezz’ora fa ma va bene lo stesso.
Fa
per volare via quando la voce della donna lo ferma:
-Ehi tu, chiunque tu sia, non andartene.-
Se
Alex volesse farlo loro non potrebbero impedirglielo ma il ragazzo sceglie di
fermarsi.
-Sono il Comandante Laura Brown.- si presenta
la bionda, che è davvero una bella donna, pensa Alex, bel viso, occhi di un bel
blu profondo e… -Mi hai sentito? Ti ho chiesto chi sei: un nuovo supereroe?-
Alex
interrompe il flusso dei suoi pensieri e risponde:
-Mi chiamo A…uh… Zero-G e non sono esattamente
nuovo,-
-Zero-G? Ma che nome… aspetta non sarai mica
quello del Power Pack? Certo che non sei più un bambino ormai… anzi ti sei
fatto un bel ragazzo se posso dirlo.-
-Uh… grazie signora… credo.-
-Eh sì… sei proprio cresciuto… pure troppo
direi… a meno che tu non abbia in tasca un cacciavite, parrebbe che tu sia
davvero contento di vedermi.-
Forse
Alex non conosce la celebre battuta di Mae West parafrasata da Laura Brown ma
di certo ne capisce il senso perché sotto la maschera diventa rosso in faccia
come un peperone.
Laura
ride divertita.
-Tranquillo ragazzo, non è la prima volta che
mi capita con voi dalle tutine attillate e vista l’età che hai sarebbe
preoccupante se i tuoi ormoni non reagissero a dovere.-
-Se… se lo dice lei, signora.-
-Chiamami Comandante o Laura. Signora mi fa
sentire troppo vecchia.- Laura si rivolge ai suoi uomini –Un paio di voi si
occupi di questi idioti a terra. Gli altri con me a dare una mano a Capitan
America.-
-Capitan America è qui?- esclama Alex.
-Sì… credo che lei e Falcon si stiano
occupando dei capi di questa gentaglia: Sin e Crossbones.-
-Allora mi scusi ma devo andare ad aiutarli.-
Zero-G
prende il volo e Laura scrolla le spalle. Adolescenti, sempre troppo impetuosi.
Falcon
incalza Crossbones colpo su colpo ed alla fine questi cade senza più rialzarsi.
-Ti credevi un duro eh? Beh non lo eri
abbastanza, pare.- commenta il supereroe di colore, poi si preoccupa del
meccanismo che regola le sue ali. Forse il danno è poca cosa e può pensarci lui
senza scomodare i tecnici wakandani o quelli di Tony Stark.
In
quel momento Crossbones si muove sferrandogli un calcio all’inguine.
-Forse io non sono abbastanza duro.- commenta
rialzandosi –Ma di certo tu sei un ingenuo… negro.-
E
mentre Sam Wilson è piegato in due Crossbones lo colpisce senza pietà.
Capitan
America deve riconoscere una qualità a Sin: è ostinata. Le ha afferrato un
piede e le ha fatto perdere l’equilibrio ed ora le si sta gettando addosso. Liz
Mace non avrà nelle sue vene il siero del supersoldato ma è pur sempre
un’atleta superbamente allenata e con una capriola ricade in piedi evitando
l’assalto.
Sin
si rialza ed estrae un coltello avventandosi ancora contro la sua avversaria.
Cap blocca il colpo con il suo scudo poi afferra il polso della figlia del
Teschio Rosso e lo torce:
-Molla quel coltello.- intima.
-Mai!-
Cap
le sferra un pugno con la mano libera. Sin la farà sudare ma vedremo chi
mollerà per prima.
Improvvisamente
una scarica di proiettili si abbatte accanto a loro. Istintivamente Liz alza
gli occhi e vede sopra di lei delle navicelle verdi con il simbolo dell’Hydra
sulla fiancata. Il tiro viene aggiustato. Cap respinge i colpi con lo scudo ma
Sin viene centrata alla schiena e cade con un grido.
Ma
cosa sta succedendo?
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Già…
cosa sta succedendo? Sin è stata scaricata dai vecchi alleati di suo padre, la
Baronessa è pronta a prenderne il posto, il Barone Strucker ha una sua agenda
personale e non è tutto: altre sorprese vi attendono in futuro. Nel frattempo
un po’ di informazioni su questa storia.
1)
Alex Power è, assieme ai suoi fratelli Julie, Jack e Katie, è un
personaggio creato da Louise Simonson & June Brigman per la serie Power
Pack il cui primo numero era datato agosto 1984 (eh sì sono passati quasi
trent’anni da allora). All’epoca Alex aveva dodici anni ed i suoi fratelli
rispettivamente 10, 7 e 5 anni ed erano sicuramente il gruppo di supereroi più
giovane mai visto sino ad allora. Oggi Alex ha 18 anni e lo vedremo spesso su
queste pagine ma anche suo fratello e le sue sorelle stanno per ricomparire. State
sintonizzati su Marvelit e ne saprete di più.
2)
Hydra Imperiale era il titolo che aveva Arnold Brown (che
incidentalmente era anche il padre di Laura Brown) quando comandava l’Hydra
all’epoca del suo primo scontro con lo S.H.I.E.L.D. e si credeva che ne fosse
il numero uno. In seguito si scoprì che il vero capo dell’Hydra, con il titolo
di Supremo Hydra, era il Barone Strucker e lui era solo il secondo in comando.
Il titolo è da allora caduto in desuetudine. Io l’ho fatto rivivere per un
personaggio la cui identità è destinata a rimanere segreta per un bel po’ e la
cui importanza è destinata a crescere nel futuro.
Nel prossimo episodio:
che intenzioni ha l’Hydra Imperiale? Che ne sarà di Sin e Crossbones? Questo è
altro se avrete la bontà di seguirci ancora.
Carlo